benvenuti nel sito dove la poesia non ha regole
Non temere le ombre,sono solo la prova che c 'è una luce che splende.
e quella luce sei tu
Giuseppe Biondino
Trilussa...nel Salento
(Mentre segava un arbero d'olivo
un taglialegna intese sto discorso:
-un giorno forse, proverai un rimorso
de trattamme così senza motivo.
perchè me levi da la terra mia?
ciavressi, gnente, il barbaro coraggio
de famme massacrà come quer faggio
che venne trasformato in scrivania?
-Invece,- rispose er taglialegna-
un celebre scultore de cartello
che lavora de sgurbia e de scarpello,
te prepara una fine assai più degna.
Fra poco verrai messo sull'altare,
te porteranno in giro in processione,
insomma sarai santo e a l'occasione
farai quanti miracoli te pare.-
L'albero disse:- Te ringrazio tanto:
ma il carico d'olive che ciò addosso
nun te pare un miracolo più grosso
de tutti quelli che farei da santo?
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Appena j'ebbe dette ste parole
s'intravvide una luce a l'improvviso:
un raggio d'oro: Iddio dar paradiso
benediceva l'Albero cor Sole.)
Luisa Cagnassi
Vorrei scriver per te
le parole più belle
vorrei farne un diadema
poi venir tra le stelle
baciandoti in fronte
tu che vita m'hai dato
un istante abbracciarti
incoronare il tuo capo.
Vorrei scriver per te
le parole più belle
vorrei farne un giardino
poi venir tra le stelle
carezzandoti il volto
tu che luce m'hai dato
darti il fiore più bello
dirti quanto t'ho amato:
Vorrei scriver per te
le parole più belle
vorrei farne un cuscino
poi venir tra le stelle
dolcemente cullarti
tu che tutto m'hai dato
carpire i tuoi sogni
custodirli in segreto.
Vorrei scriver per te
le parole più belle
vorrei farne un tappeto
poi venir tra le stelle
In ginocchio adorarti
tu coscienza m'hai dato
perdonarmi potrai?
solo ora ho capito.
Luisa Cagnassi
Quando muore un amore
Ti perdi nel buio della notte
Ingoiato, travolto nelle tenebre
Né un pietoso alito di vento
Ti conduce nello spazio
Né il bagliore di una stella
Nel condurti sulla lucente scia
Luce priva d’ interesse e pietà
Saprà lenire la sofferenza.
Quando muore un amore
Non si leva un fiato, un respiro
Non i palpiti del cuore
Riportano flusso nelle vene.
Spento, freddo cenno vitale
Assenti suoni ritmici tacciono
Abbandono di ricordi e inedia.
Quando muore un amore
Lo specchio disconosce
Lo sguardo tuo, gelido e muto.
Sei materia inutile e fetida
Resistente al quotidiano
Obbligato e inutile vivere
Traspare, impalpabile eterea
Immagine aliena, alito d’anima.
Quando muore un amore
Precipiti rotoli nell’infinito
Caduta libera della materia
Nulla è mai davvero esistito.
Annulli il sofferto pensiero
Anelando eterna la pace
Alleata leale inibisce il dolore.
Fa ch’io sia libera di volare
e le mie impalpabili ali si spieghino
librandosi verso elevati voli
lasciandosi cadere spinta dal vento.
Lasciami libera di cantare
sì che io posi tutte le mie note
sul sospiro lieve delle tue parole
quando di esse dissetarmi bramo
sciolta da invisibili, futili catene.
Lascia ch’io cerchi il silenzio muto
ne assapori l’essenza che da ispirazione
lontana se inseguo lo spazio del cielo
vicina quando un pensiero anelo di te.
L’universo io abito priva di legami,
lascia ch’io sia me stessa senza prigioni,
indugia su di un soffio dell’anima
che cancelli le tue paure le tue illusioni
così che io torni a donarti il mio tempo.
Introduzione
La vita è un lungo percorso, talvolta tortuoso, altre dolce e limpido, ti
culla e ti promette. Non sempre mantiene.
I miei pensieri, rafforzati dalla fantasia, la navigano quasi fosse un
fiume nato limpido alla sorgente.
Poi, a mano a mano, nella sua discesa, s’intorpidisce, raccogliendo
frammenti e scorie.
Si allarga, può diventare un lago mite e tranquillo. Oppure un torrente in
piena.
Aumentano a milioni di milioni le gocce che compongono i corsi
d’acqua; ognuna è un’idea, una gioia o un dolore, un cocktail di
emozioni trascinanti.
Dolorose o tenere, sensuali come lunghi abbracci, melodie e note che
sembrano attutire l’impatto di una rovinosa discesa, nel destreggiarsi
tra i sassi e le torbide pianure.
A volte le gocce colorano la fantasia e rendono tutto surreale, come
dentro una fiaba.
Così sarà sino all’ambita mèta, la foce.
Sino a tuffarsi nell’immenso, anelato mistero del mare, inabissandosi
verso l’infinito.
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Una biografia sentita, un memoriale che costruisce una sorta di archeologia affettiva, intorno alla complessa e interessante figura di Anna, madre dell'autrice. Un storia di vita che costituisce anche un importante documento storico voto al recupero delle sensazioni, sofferenze, dati reali che riguardarono la prigionia degli internati, visti da una prospettiva femminile.
La realtà dell'immigrazione, il difficile rapporto madre-figli, dopo una separazione obbligata e imposta dall'indigenza.
La realtà dell'immigrazione, il difficile rapporto madre-figli, dopo una separazione obbligata e Per affrontare tutti questi temi, la nostra autrice rifiuta decisamente le convenzioni deformanti della narrativa d'intreccio, che ignora la complessità inattingibile del reale e opta senz'altro per l'acronia: ciò non significa che il discorso non abbia una sua coerenza interna, ma che essa andrà ricercata altrove, ad altri livelli strutturali.
Il fatto è che qui, la macchina da presa punta il suo obiettivo non sull'io narrato, protagonista della storia passata, ma sull'io che narra, sulla attuale straordinaria esperienza memoriale: ad essa messa a fuoco, in primo piano, è la figura del narratore nell'atto in cui rivive i frammenti del proprio passato con la madre, ormai fuori dal tempo. Immerso in un "eterno presente", nel presente della memoria: un tempo soggettivo, tutto interiore, quello dell'anima, dove il passato non si cancella ma dura, riversando le sue ombre e le sue luci in un "infinito continuo".
L'autrice vive dunque in questa dimensione atemporale, passando da uno stato di coscienza all'altro, assecondando di volta in volta, il riemergere spontaneo e intermittente dei fantasmi che dalle stanze della memoria, si riaffacciano alla coscienza e la abitano.
A lettore si aprono così, spazi sconfinati dove fluisce un interrotto dialogo con Anna attraverso il Novecento: ricordi, nostalgie, evocazioni, libere associazioni, meditazioni; ed egli tutto registra fedelmente nella scrittura, come ubbidendo ad un imperante dettato interiore.
Sogno,
riflessioni sovrapposte
sfocate emozioni,
si librano immagini confuse,
s’intrecciano
nei ricordi d’un mondo lontano.
Restano
donando memorie e tormenti,
dentro uno sfuggito
alito di tempo.
Si eleva dal cuore angosciato,
tremante lo accende,
delle materne fragranze.
Sfiora l’immagine,
appare e scompare
La invoca, si perde nell’aria,
svanisce.
Ecco, gioca e riappare,
è un raggio di luce.
Quaggiù è l’anima tua,
non vaga nell’ infinito,
ove s’immagina,
chi invoca ancora quel nome.
L’energia del tuo spirito,
fluttua nel tempo
un gesto, un suono
una distante melodia.
Pareti su cui impresse figure
simili a orme lasciate,
testimoniano l’essenza tua
immortale.
Brezza di mare
Carezza salmastra
Annuncia a chi sai
La lieta novella,
Gabbiani giungete
Sino all’ultima stella
Che il suo bagliore
Dia più luce alla festa.
Onde suonate
La vostra canzone
Infrangendovi miti
Sul lucido scoglio.
Candide vele
Gonfiate d’orgoglio
Portate alle genti
La dolce emozione.
Tramonto purpureo
Esci dall’orizzonte
Non ti celare
All’ombra del monte.
Candida rena
Dona tutto l’ardore
Ai misteri che sai
Come un abbraccio
Che non termini mai
Su questa spiaggia
Baciata dal sole.
Luna d’argento
Brilla in cielo
Ch’è l’ora
Accendi frammenti
Sparsi come cristalli
Nello specchio dell’acqua
Quando buia è la sera.
Notte profonda
Improvvisa sorprende
Brezza di mare
Leggerezza stupenda
Un muto sognare
Dentro gli animi infonde.
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Quel che resta di te
(da Un cigno di nome Anna)
luisa22949.blogspot.com
Eccoli gli amati puttini! Quelli originali sono andati in frantumi molti anni fa, a conclusione di un litigio furibondo, determinando la fine della tua storia. Travagliata e tormentata.
Una favola cominciata a distoglierti dai tormenti di una guerra devastante, da cinque anni di campo di concentramento. Il tuo principe azzurro, si era presentato a salvarti dalle angosce di un matrimonio andato in briciole, insieme alla tua dignità.
Per anni pareva essere il tuo sole, colui che ti aveva ridato la vita. Maturando il tuo modo di essere, raffinandolo. Trasformata come in "May fair Lady" in una principessa.
Una favola costruita sulla menzogna, sulla falsità fomentate dalla presunzione e dall'arroganza di un uomo, convinto di potere tutto. Trattandoti come un giocattolo, per poi tradirti e perdersi dietro alle gonne di altre signore di generosa mentalità. E tu? Sempre più sola, alla ricerca di un appiglio che desse un senso alla tua vita.
Questi li conservo gelosamente nella vetrinetta della sala. Mi parlano di te, delle tue lotte, ma sono lì a ricordarmi quanto, nonostante l'apparente fragilità, sei riuscita a superare, lottando.
La vita che non ti aspetti
Incipit
Succede, quando si raggiungono gli obiettivi prefissati. Ci si sente al
culmine delle aspettative: vincenti. Gli avvenimenti appaiono positivi, i
progetti si amplificano.
Si ha la netta sensazione che la vita ci sorrida. Invece, proprio al
momento di godere i benefici della gratificazione, avviene qualcosa di
inaspettato e i sogni prendono una strada tortuosa, imprevista.
Sembra sia avvenuta una catastrofe e, incapaci di accettare di perdere la
tranquillità acquisita, di cambiare prospettiva in positivo, si teme di fare
un passo indietro.
Saper condividere serenamente ogni evento nuovo imparando a gestire
gli imprevisti decisi da “Chi” è al di sopra delle nostre potenzialità.
Sdrammatizzare, ironizzare sulle circostanze più traumatiche, è la
chiave vera.
Perché, in fondo, così è la vita.
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Il mio cuore ho appeso ,
ed e' li che lo lascio ,
cosa me ne faccio
di un cuore che ormai
non batte più,
il mio cuore ho appeso ,
mentre l'anima
aspetta la luce ,
il mio cuore aspetta
il suo battito!
© Susan Randall