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Indice articoli

 
Luisa Cagnassi
Quando muore un amore
Quando muore un amore
Ti perdi nel buio della notte
Ingoiato, travolto nelle tenebre
Né un pietoso alito di vento 
Ti conduce nello spazio
Né il bagliore di una stella
Nel condurti sulla lucente scia
Luce priva d’ interesse e pietà
Saprà lenire la sofferenza.

Quando muore un amore 
Non si leva un fiato, un respiro
Non i palpiti del cuore
Riportano flusso nelle vene. 
Spento, freddo cenno vitale
Assenti suoni ritmici tacciono
Abbandono di ricordi e inedia.

Quando muore un amore
Lo specchio disconosce
Lo sguardo tuo, gelido e muto.
Sei materia inutile e fetida
Resistente al quotidiano
Obbligato e inutile vivere
Traspare, impalpabile eterea
Immagine aliena, alito d’anima.

Quando muore un amore
Precipiti rotoli nell’infinito
Caduta libera della materia
Nulla è mai davvero esistito.
Annulli il sofferto pensiero
Anelando eterna la pace 
Alleata leale inibisce il dolore.
 ................................................................................................

Anima libera

Fa ch’io sia libera di volare
e le mie impalpabili ali si spieghino
librandosi verso elevati voli
lasciandosi cadere spinta dal vento.

Lasciami libera di cantare 
sì che io posi tutte le mie note
sul sospiro lieve delle tue parole
quando di esse dissetarmi bramo
sciolta da invisibili, futili catene. 

Lascia ch’io cerchi il silenzio muto
ne assapori l’essenza che da ispirazione
lontana se inseguo lo spazio del cielo
vicina quando un pensiero anelo di te.

L’universo io abito priva di legami,
lascia ch’io sia me stessa senza prigioni,
indugia su di un soffio dell’anima 
che cancelli le tue paure le tue illusioni
così che io torni a donarti il mio tempo.
 .......................................................................................

 
 

Luisa
 Cagnassi
 
La bimba nel lago

Introduzione

La vita è un lungo percorso, talvolta tortuoso, altre dolce e limpido, ti
culla e ti promette. Non sempre mantiene.
I miei pensieri, rafforzati dalla fantasia, la navigano quasi fosse un
fiume nato limpido alla sorgente.
Poi, a mano a mano, nella sua discesa, s’intorpidisce, raccogliendo
frammenti e scorie.
Si allarga, può diventare un lago mite e tranquillo. Oppure un torrente in
piena.
Aumentano a milioni di milioni le gocce che compongono i corsi
d’acqua; ognuna è un’idea, una gioia o un dolore, un cocktail di
emozioni trascinanti.
Dolorose o tenere, sensuali come lunghi abbracci, melodie e note che
sembrano attutire l’impatto di una rovinosa discesa, nel destreggiarsi
tra i sassi e le torbide pianure.
A volte le gocce colorano la fantasia e rendono tutto surreale, come
dentro una fiaba.
Così sarà sino all’ambita mèta, la foce.
Sino a tuffarsi nell’immenso, anelato mistero del mare, inabissandosi
verso l’infinito.
............................................................................................................................................

 

RECENSIONE DI VALENTINA 

Una biografia sentita, un memoriale che costruisce una sorta di archeologia affettiva, intorno alla complessa e interessante figura di Anna, madre dell'autrice. Un storia di vita che costituisce anche un importante documento storico voto al recupero delle sensazioni, sofferenze, dati reali che riguardarono la prigionia degli internati, visti da una prospettiva femminile.
La realtà dell'immigrazione, il difficile rapporto madre-figli, dopo una separazione obbligata e imposta dall'indigenza.
La realtà dell'immigrazione, il difficile rapporto madre-figli, dopo una separazione obbligata e Per affrontare tutti questi temi, la nostra autrice rifiuta decisamente le convenzioni deformanti della narrativa d'intreccio, che ignora la complessità inattingibile del reale e opta senz'altro per l'acronia: ciò non significa che il discorso non abbia una sua coerenza interna, ma che essa andrà ricercata altrove, ad altri livelli strutturali.
Il fatto è che qui, la macchina da presa punta il suo obiettivo non sull'io narrato, protagonista della storia passata, ma sull'io che narra, sulla attuale straordinaria esperienza memoriale: ad essa messa a fuoco, in primo piano, è la figura del narratore nell'atto in cui rivive i frammenti del proprio passato con la madre, ormai fuori dal tempo. Immerso in un "eterno presente", nel presente della memoria: un tempo soggettivo, tutto interiore, quello dell'anima, dove il passato non si cancella ma dura, riversando le sue ombre e le sue luci in un "infinito continuo".
L'autrice vive dunque in questa dimensione atemporale, passando da uno stato di coscienza all'altro, assecondando di volta in volta, il riemergere spontaneo e intermittente dei fantasmi che dalle stanze della memoria, si riaffacciano alla coscienza e la abitano.
A lettore si aprono così, spazi sconfinati dove fluisce un interrotto dialogo con Anna attraverso il Novecento: ricordi, nostalgie, evocazioni, libere associazioni, meditazioni; ed egli tutto registra fedelmente nella scrittura, come ubbidendo ad un imperante dettato interiore.
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